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Apple IIe resurrection

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Durante l’estate del 2014 ero a casa di un amico a studiare per l’università, quando ricevo una chiamata da una professoressa che insegna alle scuole medie che ho frequentato. Stiamo facendo pulizia del vecchio materiale informatico, mi dice, non è che ti interessa qualcosa da poter recuperare?. Chiedo di cosa si tratta e se ci fosse qualcosa di utile da poter donare al LUG. Non saprei, qui vedo scritto Apple, non ti so dire altro.

E in effetti quel computer era un Apple, ma al LUG sarebbe servito molto poco, visto che si trattava di un computer del 1982. Un Apple IIe piuttosto malconcio, per la precisione, in compagnia dell’iconico schermo a fosfori verdi ed uno dei lettore floppy da 5"½. Noi li dobbiamo buttare, bisogna liberare spazio per le classi, e a quanto pare non c’è più spazio neanche nel Museo Interattivo del Calcolo, che al tempo aveva sede lì. Accetto volentieri, mi sono rifiutato di lasciar andare al macero un pezzo di storia.

Una volta a casa provo a collegare il tutto e, nonostante lo sporco e l’ingiallimento, sembra funzionante. Ma gli inghippi non tardano ad arrivare: prima uno dei condensatori del filtro EMI di alimentazione cede con una fumata bianca, ma questo è un classico che si ripara facilmente. Poi la tragica scoperta: la RAM sembra perdere colpi. L’abbiamo scoperto scrivendo qualche semplice programma BASIC: superato un certo numero di righe il codice battuto si corrompeva o portava a risultati errati ed imprevisti. Ed infine, al lettore floppy mancava un pezzo, nella fattispecie la plastica che dovrebbe schiacciare il disco al rotore così da farlo ruotare.

Però era pur sempre un bel computer a vedersi, difatti poco tempo dopo lo portammo ad una mostra all’ex Tesla bar di Montelupo Fiorentino, insieme ad altri pezzi da collezione di amici del posto.

Dopo quell’evento l’Apple II è rimasto chiuso in RetrOfficina perché nessuno di noi aveva voglia di cimentarsi nel risolvere questa serie di guasti, con l’eventuale aggravante di danneggiarlo ulteriormente. Questo fino alla scorsa estate.

Riparazione memoria

Con molta molta pazienza, nel tempo libero avevo iniziato a cannibalizzare le RAM dalla scheda di un Amstrad CPC464 che avevo dato per spacciato (ma questa sarà un’altra storia che toccherà all’amico giomba). Da lì mi è venuta voglia di fare la stessa cosa sull’Apple II, naturalmente dopo aver appurato che si trattasse effettivamente di un problema di memoria.

In effetti, non avevo mai provato ad indagare approfonditamente sul guasto. Avevo dato per scontato che per testare la memoria fosse necessario perlomeno un programma da caricare tramite floppy, ma mi sbagliavo. La ROM di sistema include un self-test1, compresa una routine che effettua il check della memoria scrivendo e rileggendo pattern consecutivi. Per lanciare il test è sufficiente premere contemporaneamente i tasti [Ctrl] - [Mela] - [Reset] mentre il computer è già acceso. La routine fa lampeggiare un paio di volte lo schermo per poi terminare con un lapidario “KERNEL OK” in caso di successo, altrimenti con un messaggio di errore che indica quale chip potrebbe far avere fallito il test. Nel mio caso, l’errore campeggiava incriminatorio: “RAM:”.

Con molta pazienza ho dissaldato tutti i chip per poterli verificare singolarmente utilizzando un tester fatto al volo con un Arduino. Il bilancio definitivo è stato di 4 chip danneggiati su 8. Ovviamente, al posto dei chip di RAM ho saldato degli zoccoli, così da poter confermare il corretto funzionamento delle memorie. Una decisione più che saggia, visto che uno dei chip nuovi che mi sono fatto spedire era leggermente sotto specifica e non passava il self-test.

Pulizia e retrobright

Anni di inutilizzo e polvere non hanno fatto bene al case di questo computer. In attesa della consegna delle nuove RAM ho lavato il case con acqua calda e detersivo al sapone di marsiglia, così facendo è tornato in condizioni dignitose senza bisogno di altri ritrovati chimici.

Lo stesso vale per i tasti, sciacquiati in bacinella e poi ripuliti uno ad uno. La barra spaziatrice era in condizioni peggiori, perché vi avevano incollato degli adesivi. Su questo singolo pezzo ho voluto sperimentare un retrobright a base di acqua ossigenata in crema. Secondo i pareri online, è sufficiente la crema sul pezzo, avvolgerlo in pellicola trasparente e esporlo ai raggi UV. Il risultato dopo una giornata al sole è stato insoddisfacente: il pezzo si era sbiancanto, ma lasciando alcune chiazze qua e là, probabilmente dovute alla disuniformità con cui era stato avvolto nella pellicola. Ho voluto insistere con una seconda applicazione, stavolta usando una bustina in plastica al posto della pellicola. Non è venuto perfetto ma la disuniformità a leopardo si è ridotta. Però per evitare di far peggio che meglio mi sono accontentato così.

Infine, con una spugna leggermente abrasiva ho tolto lo sporco dalla base metallica. Purtroppo la plastica dei tappini era “imporrita” e molti si sono spezzati nel rimuoverli. Per adesso li ho conservati in una bustina con l’intento di usare del bicomponente per ripararli.

Esperimenti

A questo punto è arrivato il momento di accendere la macchina e farci qualcosa. Ma i problemi non sono mica finiti… il floppy drive rotto era e rotto rimane. Fortunatamente vengo a conoscenza di due progetti molto interessanti:

  • Apple Game Server - una raccolta di giochi in wav, pronti per essere caricati sull’Apple II direttamente dall’AppleSoft Basic tramite il jack del registratore nastri.
  • c2t - un applicativo per generare file wav a partire da file binari, da caricare sempre tramite il jack del registratore.

Senza lettore floppy questa macchina è comunque abbastanza castrata, però per adesso tanto basta per tenerla un minimo attiva e giocarci un pochetto. Sia in senso letterale, sia provando a caricarci qualche listato in assembly.

Note varie e riferimenti tecnici


  1. Apple IIe Technical Reference Manual, P98 “Automatic self-test” ↩︎